Slow mobility: mobilità lenta e sostenibile

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Slow mobility è un tema che suscita una grande interesse sia dal punto di vista turistico che ambientale. Il concetto di slow mobility si inquadra all’interno della nozione di mobilità sostenibile e, più in generale, nell’ambito delle politiche per la sostenibilità urbana e territoriale. La mobilità lenta può essere considerata come approccio consapevole ai luoghi, alle tracce identitarie, storiche, paesaggistiche che caratterizzano il territorio e lo rendono un bene culturale in senso pieno. Allontanandoci dalle città, sempre più caotiche e dal ritmo frenetico, sentiamo l’esigenza di rallentare. Gli itinerari e i percorsi di mobilità lenta ci aiutano a vivere i luoghi e a riscoprire le identità locali in modo consapevole e sostenibile. Inoltre, la slow mobility  è un modo di fare turismo ben lontano dal tipico “mordi e fuggi”, espressione di logiche consumistiche e commerciali, che nel tempo hanno deteriorato risorse e valori locali. Basti pensare al numero dei turisti e croceristi che ogni giorno sbarcano nelle nostre città e in modo frettoloso cercano di vedere tutto quello che il tempo a loro disposizione gli permette. L’idea di uno sviluppo territoriale che riesca a valorizzare le risorse locali, non solo materiali ma anche e soprattutto culturali, passa necessariamente attraverso la rivalutazione della mobilità lenta. Il traffico lento (traffico ciclistico e pedonale, passeggiate / escursioni ecc.) presenta un notevole potenziale, al momento non ancora pienamente sfruttato, per migliorare il sistema dei trasporti, il sistema ambientale (aria, rumori, CO2) e la salute della popolazione. Inoltre, potenzia l’ecoturismo e contribuisce a ridurre la mobilità privata tradizionale.

Una politica urbana e territoriale attenta a questi temi dovrebbe impegnarsi affinché aumenti la quota di traffico lento, sia negli spostamenti di tutti i giorni sia nel tempo libero. Il traffico lento (TL) deve diventare a pieno titolo il terzo pilastro del traffico viaggiatori a fianco al traffico motorizzato privato (TMP) e dei trasporti pubblici (TP), sia esso come forma di mobilità a sé stante o in combinazione con altri mezzi di trasporto. Orientare la progettazione delle infrastrutture verso itinerari connessi tra loro, che sono protetti, gestiti e sviluppati in modo da ottenere benefici di tipo ricreativo, ecologico e storico-culturale, ci porta alla definizione delle greenway. Il termine greenway, tradotto letteralmente in italiano come “via verde”, deriva dall’unione di due concetti. Da un parte il concetto di “way” (via, percorso), che oltre ad indicare fisicamente le vie di comunicazione (strade, ferrovie, fiumi, ecc.) rimanda ad un’idea di movimento, di comunicazione, di attività. Dall’altra parte troviamo quello di “green” (verde), che va oltre al concetto di natura, per indicare tutto ciò che è legato, in una visione antropocentrica, alla possibilità di fruire a scopo ricreativo delle risorse ambientali.

Slow mobility e slow city rappresentano dei concetti fondamentali da applicare nelle politiche urbane e territoriali e la loro piena attuazione potrà valorizzare i territori e gli insediamenti nell’ottica di un sempre più necessario e urgente sviluppo sostenibile.