Urban sprawl: sviluppo delle città e consumo di suolo

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Periferia Nord di Milano: in rosso gli insediamenti a bassa e bassissima densità e le strutture isolate (Copernicus 2018)

Urban sprawl (in italiano traducibile in città diffusa, dispersione urbana, invasione urbana) è un fenomeno urbanistico che indica l’espansione urbana incontrollata, rapida e disordinata di una città, senza dunque una pianificazione urbanistica adeguata e sostenibile. Questo fenomeno si manifesta nelle zone periferiche e la principale caratteristica è la bassa densità degli insediamenti. Tra i principali effetti della dispersione urbana vi sono: la riduzione degli spazi verdi e agricoli, il consumo del suolo, la dipendenza dalle auto a causa della maggiore distanza dai servizi, dal posto di lavoro, dai mezzi di trasporto pubblico locale, e in generale la mancanza di infrastrutture per la mobilità sostenibile, come ad esempio piste ciclabili.

In primo luogo, è definito come urban sprawl lo sviluppo degli insediamenti entro i limiti generalmente accettati di un’area urbana se caratterizzato da usi a bassa densità/intensità che sono per lo più segregati l’uno dall’altro e sparsi nel territorio.

In secondo luogo, si può indicare come urban sprawl un nuovo sviluppo urbano che si verifica ai margini delle città o nei dintorni delle aree rurali, in particolare se è sparso (cioè, intervallato da spazi inedificati), se si diffonde su terre non sviluppate o si irradia dall’area urbana esistente (tipicamente lungo le strade).

In terzo luogo, è possibile riferire il termine urban sprawl al processo di crescita urbana in generale caratterizzata dall’espansione verso l’esterno e dalla delocalizzazione delle attività urbane e degli usi del suolo diversi dall’uso agricolo nella campagna.

Sebbene descritto principalmente come un modello di uso del suolo, l’espansione urbana incontrollata è necessariamente legata al sistema dei trasporti, ad altre infrastrutture e ai servizi pubblici, e le attività economiche (sia locali che globali). Per esempio, sistemi di strade ad alta capacità progettati per raccogliere flussi provenienti da località lontane e altri tipi di infrastrutture di trasporto si sono sviluppati in modo efficiente nei pressi dei luoghi di lavoro con un modello di sviluppo tentacolare.

La maggior parte degli urbanisti considera l’espansione urbana incontrollata come un indesiderabile modello di sviluppo con molteplici problematiche. È comunemente descritto come inefficiente, costoso, poco attraente, indirettamente collegato con il declino del nucleo urbano esistente, ed eccessivamente consumistico di terreni agricoli, delle aree naturali e dei paesaggi rurali. Questo contrasta con un’idealizzata forma urbana caratterizzata da alta densità residenziale e terziaria, con un mix di funzioni commerciali, produttivi, a servizi e ad attrezzature in un modello di città compatta che è economicamente e fiscalmente molto più efficiente oltre che socialmente equo.

Eppure l’espansione urbana incontrollata continua per lo più senza sosta, animata dalla scelta delle classi medie di andare a vivere in periferia facendo proliferare i suburbi.

Urban sprawl è il termine negativo utilizzato per un particolare modello di sviluppo che potrebbe altrimenti essere visto positivamente. Probabilmente, la continua proliferazione dello sprawl è il risultato involontario di politiche pubbliche, azioni legate al capitalismo e alla cultura della società civile che creano un modello di insediamento disperso e a bassa densità nella ricerca di raggiungere obiettivi desiderabili.

Le famiglie spesso vedono le periferie come più sicure, più pulite e meno congestionate, e dotate di strutture e servizi di livello superiore (come ad esempio le scuole), rispetto alle aree urbane più vecchie.

Gli sviluppatori immobiliari approfittano dei prezzi più bassi dei terreni periferici per aumentare i profitti.

Pertanto, l’urban sprawl può essere visto come descrittivo di una complessa rete di usi del suolo e infrastrutture. È il risultato di una serie di interazioni di capitale, stato e società civile, e come queste tre componenti interagiscono fra loro.

Numerose teorie tentano di spiegare la produzione di fenomeni di urban sprawl. Le principali variabili includono il livello di densità e intensità di sviluppo, quantità e mix di usi e funzioni, relazione spaziale con altri sviluppi urbani (compresa l’accessibilità tra i diversi usi del suolo), la qualità e/o uso del terreno prima dello sviluppo degli insediamenti (ad esempio uso agricolo), presenza di infrastrutture, e l’equa distribuzione dei costi iniziali e futuri.

I numerosi studi urbani sul fenomeno dello sprawl, condotti a partire dagli anni ’70, hanno fallito nell’affrontare queste variabili in modo coerente, con conseguenti visioni spesso non concordi per quanto riguarda gli effetti dell’espansione urbana incontrollata. Negli ultimi decenni, la pianificazione urbana ha cercato di scoraggiare per quanto possibile questo tipo di espansione. L’urbanistica spinge sempre più nella direzione del new urbanism, della crescita smart, dei limiti al consumo di suolo e di intraprendere vari sforzi per la rigenerazione del centro città. Il successo di queste iniziative è molto variegato, tuttavia, perché il desiderio di promuovere lo sviluppo economico insieme ai profitti e un aumento della rendita urbana si traduce spesso in una pianificazione dell’uso del suolo permissiva e deregolamentata.

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